Divina Misericordia e la Giustizia di Dio nella riflessione di Giovanni Paolo II. Il contesto dell’esperienza mistica di Santa Suor Faustina Kowalska

“Impenetrabile ed incredibile Divina Misericordia, chi potrà degnamente lodarti, più grande attributo di Dio onnipotente, Tu sei dolce speranza di ogni uomo peccatore” (Diario 951).

Queste parole, prese dal Diario di Santa Suor Faustina Kowalska (1905-1938), ha citato il Santo Padre nell’omelia durante la dedicazione della chiesa di Divina Misericordia a Cracovia il 17 agosto 2002. Svolgendo il suo nono pellegrinaggio in Polonia, Santo Padre ha predicato di nuovo della Divina Misericordia come segno della speranza dell’uomo di XXI secolo. Alla fine di suddetta omelia il Pontefice ha consacrato tutta l’umanità a Dio, Padre della Misericordia. Quest’atto è frutto e coronamento di tutto insegnamento di Giovanni Paolo II durante il suo pontificato, e specialmente delle sue riflessioni fatte nell’enciclica Dives in misericordia.
Oggi sappiamo bene, che il Papa – come lui stesso ha affermato nel santuario della Divina Misericordia a Cracovia-Łagiewniki (1997) – si è ispirato dell’esperienza mistica di Santa Suor Faustina Kowalska, la quale aveva le visioni di Gesù Misericordioso. Dobbiamo però tener presente che la riflessione teologica di Giovanni Paolo II nell’enciclica Dives in misericordia è radicata nella teologia, che si è sviluppata dopo il Vaticano II e si distingue dal contesto teologico dell’esperienza di Suor Faustina.

1. Rivelazione del Dio misericordioso in Gesù Cristo

Dio invisibile si rivela all’uomo nel cosmo mostrando i suoi attributi come infinità, eternità, onnipotenza, sapienza. Giovanni Paolo II pone l’accento, che uomo attraverso suo intelletto può riconoscere Dio nelle creature: “Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità” (Rm 1,20). Questa conoscenza di Dio intermedia ed imperfetta non permette di vedere Padre.
Solo Gesù Cristo, Figlio unigenito rivela il mistero dell’essenza di Dio: “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1,18). Lui stesso svela all’uomo Dio nella Trinità delle Persone divine. Giovanni Paolo II nell’enciclica Dives in misericordia ricorda, che Gesù nella sua predicazione e nei suoi atti rivela Dio Padre nel suo rapporto all’uomo (DM 2). Gli attributi invisibili di Dio diventano in Cristo visibili, specialmente nella sua morte e risurrezione.
Dio invisibile nella sua misericordia diventa vicino all’uomo. Questo attributo di Dio era già presente nella rivelazione dell’Antico Testamento (Es 34, 5-7). Gesù Cristo non soltanto rivela la misericordia del Padre nelle parabole della pecora perduta, della dramma perduta e del figlio perduto (Lc 15,1-32), ma anche la mostra guarendo gli ammalati e perdonando i peccati. Gesù, come conferma il Santo Padre nella sua enciclica “incarna” la misericordia di Dio. In lui Dio diventa “visibile” come Padre della misericordia.
La verità sul Dio misericordioso rivelata in Gesù Cristo, nel Mistero Pasquale, permette di vederlo come vicino all’uomo, quando lo accompagna nella sua sofferenza e solitudine (DM 2). Dio, Padre di misericordia sta vicino, quando uomo si trova in pericolo. La fede ci permette di scoprire la sua presenza i rispondere al suo amore attraverso la misericordia. Giovanni Paolo II rileva, che uomo nella misericordia scopre vero volto di Dio e vero volto di se stesso. Uomo riconoscendo il suo peccato e le debolezze, ha bisogno della misericordia di Dio. Ricevendo misericordia da Dio scopre la possibilità di darla agli altri attraverso perdono, consolazione e aiuto.

2. Il concetto della Divina Misericordia

La dogmatica tomista prima del Vaticano II descriveva la natura di Dio attraverso i suoi “attributi” detti pure i “perfezioni in se stesso”: semplicità, infinità, eternità, immutabilità. Essi definiscono la sostanza di Dio come l’essere in se stesso contrariamente alle creature, che esistono attraverso Dio. Oltre alle “perfezioni in se stesso”, la teologia nominava in Dio le “perfezioni relative”, presenti nelle opere di Dio: sapienza, bontà, provvidenza, giustizia e misericordia . Esse sono unite alle facoltà interiori di Dio ed esprimono l’azione di Dio verso uomo e mondo. Per analogia alle facoltà dell’uomo, gli attributi della sapienza e provvidenza risiedono nell’intelletto di Dio, invece la giustizia, la bontà e la misericordia sono relative alla volontà divina.
Teologia tomista definisce queste perfezioni pure come virtù, perché esse descrivono la relazione di Dio all’uomo. La bontà di Dio impartisce il bene all’uomo indipendente dalle circostanze. La provvidenza esprime il guardare di Dio sull’uomo, perché lui possa raggiungere lo scopo indicatogli da Dio. La giustizia significa distribuire il bene secondo l’ordine stabilito da Dio. La divina misericordia indica la distribuzione del bene da Dio per aiutare uomo nelle sue debolezze. Secondo San Tommaso d’Aquino misericordia di Dio e la compassione di fronte alle disgrazie, specialmente di fronte al peccato.
La riflessione teologica sulla misericordia di Giovanni Paolo II parte dalla costatzione che Gesù Cristo è piena rivelazione della misericordia di Dio Padre. Lui stesso fa presente la misericordia nella sua vita e nel suo insegnamento, specialmente nella sua morte e risurrezione. Per comprendere pieno significato di misericrodia il Papa propone di ritornare all’Antico Testamento, dove Dio rivelava se stesso al suo popolo.
Il concetto della “misericordia” ha lunga tradizoione nella storia della salvezza del popolo d’Israele. Dio ha rivelato sua misericordia attraverso le parole e opere, quando ha scelto suo popolo. Nella divina misericordia si trovano tutte le sfumature dell’amore divino (DM 4): costanza, fedeltà (ebr. hesed – Es 34,6), affetto, consolazione (ebr. rahamim – Is 49,15), perdono (ebr. hamal – Es 34,6). L’Antico Testamento proclama la misericordia di Dio dai diversi lati per esprimere il suo amore e la sua bontà. Momento centrale della rivelazione di Dio misericordioso troviamo, come lo sottolinea Giovanni Paolo II (DM 4), è l’incontro di Mosè con Dio Jahwe sul monte Sinai: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato…” (Es 34, 6-7; cfr. 2 Sam 2,6; Sal 25,10; 40,11; 85,11; Is 49,15; Mi 7,20; Os 14,5). Dio infinito ed immutabile è nello stesso tempo molto vicino all’uomo.
Il Papa mettendo in rilievo la rivelazione della misericordia di Dio nell’Antico Testamento, nello stesso tempo mostra come Dio incoraggia gli uomini di prendere dalla sua bontà: “L’Antico Testamento incoraggia gli uomini sventurati, sopprattutto quelli gravati dal peccato – come anche tutto Israele, che aveva aderito all’allleanza con Dio – a far appello alla misericordia, e concede loro di contare su di essa: la ricorda nei tempi di caduta e di sfiduccia. In seguito, esso rende grazie e gloria per la misericordia, ogni volta che si sia manifestata e compiuta sia nella vita del popolo, sia in quella del singolo individuo” (DM 4). Su questo terreno storico del popolo eletto Cristo rivela il Padre della misericordia.
Nel Vangelo di Luca troviamo l’eco della tradizione vetero-testamentaria di Dio misericordioso di “generazione in generazione” (Lc 1,50). L’immagine di Dio misericordioso appare spesso nell’insegnamento di Cristo, specialmente nella parabola del figlio prodigo (Lc 15,11-32). Anche se la parola “misericordia”, come lo ribadisce Giovanni Paolo II, non appare in questo testo, esso esprime l’essenza di Dio, Padre della misericordia. Per comprendere la grandezza della misericordia di Dio, il Pontefice propone di meditare la situazione del figlio prodigo, il quale ha perso tutti i beni ricevuti dal padre. Lui ha perso pure la sua dignita umana.
In questo contesto, ribadisce Giovanni Paolo II, la figura del genitore nella parabola ci svela Dio come Padre (DM 6). Il Padre è fedele alla sua paternità, e a quell’amore che ha promesso. Nel suo amore c’è la fedeltà e profondo affetto, che spiegano la sua generosità verso il figlio: “La misericordia – come l’ha presenta Cristo nella parabola del figlio prodigo – ha la forma interiore dell’amore, che nel Nuovo Testamento è chiamato “agape”. Tale amore è capace di chinarsi su ogni figlio prodigo, su ogni miseria morale, sul peccato” (DM 6). Ricevendo questo amore, il figlio prodigo non si sente umiliato. Di più, lui partecipa alla gioia del padre. La misericordia divina non è soltanto amore compassionevole rivolto verso il male materiale e morale, ma essa aiuta di ritrovare il bene nel male (Rm 12,21). Non si deve però dimenticare, che la condizione di ricevere la misericordia e di sperimentare la bontà del padre è la conversione del figlio prodigo.
La piena rivelazione della misericordia di Dio si trova nella morte e risurezione di Cristo. Giovanni Paolo II nell’enciclica Dives in misericordia pone accento su questo meraviglioso scambio, che ha posto sul Calvario, in cui Dio diventa vicino all’uomo nella sua sofferenza e morte: “Ecco il Figlio di Dio, che nella sua risurrezione ha sperimentato in modo radicale su di sé la misericordia, cioè l’amore del Padre che è più potente della morte. Ed è anche lo stesso Cristo, Figlio di Dio, che al termine – e, in certo senso, già oltre il termine – della sua missione messianica, rivela se stesso come fonte inesauribile della misericordia, del medesimo amore che, nella prospettiva uletriore della storia della salvezza nella chiesa, deve perennemente confermarsi più potente del peccato. Il Cristo pasquale è l’incarnazione definitiva della misericordia” (DM8). Da Cristo crocifisso e risorto vengono i sacramenti – inesauribili fonti della misericordia.

3. La giustizia divina

Giovanni Paolo II considerando la ricchezza dei significati della divina misericordia tocca il tema della giustizia di Dio (DM 5). Il figlio prodigo, secondo il Papa prende la coscienza della giustizia, quando vede, che ha offeso l’amore del Padre e non è degno della bontà del Padre (Lc 15,18). La parola “giustizia” similmente a quella della “misericordia” non appare nel testo originale, però deve essere considerato nel contesto dell’amore di Dio.
Nella riflessione teologica appare come “attributo relativo” di Dio, che esprime il suo amore verso le creature tra la sapienza, la bontà, la provvidenza e la misericordia . In Dio tutte le prefezioni sono uguali. La rivelazione aiuta di comprendere la grandezza di Dio nella Storia della Salvezza. La giustizia viene considerata come la volontà di ripagare ad ognuno, ciò che è dovuto. Ma Dio è sempre libero nelle sue azioni. Lui da di più che uomo merita e punisce di meno della colpa (cfr. 1 Cor 2,9; 11,32). In questo contesto San Tommaso d’Aquino parla della superiorità della misericordia sopra la giustizia .
Spiegando la superiorità della misericordia di Dio sopra la giustiza, Giovanni Paolo II considera il rapproto della giustizia all’amore: “Diviene più palese che l’amore si trasforma in misericordia, quando occorre oltrepassare la precisa norma della giustizia: precisa e troppo stretta. Il figlio prodigo, consumate le sostanze ricevute dal padre, merita – dopo il ritorno – di guadagnarsi da vivere lavorando nella casa paterna come mercenario, ed eventualmente, poco a poco, di conseguire una certa provvista di beni materiali, forse però mai più nella quantità, in cui li aveva sperperati. Tale sarebbe l’esigenza dell ordine di giustizia” (DM 5). Il figlio prodigo non soltanto ha sperperato i beni materiali, ma anche ha offeso l’amore di Dio. Secondo la giustizia strettamnete compresa non ha più dritto dell’amore del Padre. Soltanto nell’ordine della misericordia può ricevere la pienezza della grazia.
La morte e risurrezione di Cristo rivelando la grandezza della divina misericordia, secondo Giovanni Paolo II, è pure piena rivelazione della giustizia di Dio ed il suo fondarsi sull’amore (DM 7). Nella sua passione e la croce subita a causa dei peccati dell’umanità, Cristo ha “pagato” al Padre in sovrabbondanza: “Tuttavia, tale giustizia, che è propriamente giustizia “su misura” di Dio, nasce tutta dall’amore e nell’amore si compie, generando frutti di salvezza. La dimensione divina della redenzione non si attua soltanto nel far giustizia del peccato, ma nel restituire all’amore quella forza creativa nell’uomo, grazie alla quale egli ha nuovamente accesso alla pienezza di vita e di santità, che proviene da Dio” (DM7). Il mistero pasquale è attuazione della misericordia di Dio, che è in grado di giustificare l’uomo e ristabilire la giustizia tra l’uomo peccatore e Dio.
Nel mistero pasquale, che rivela la misericordia di Dio, viene pure rivelata la giustizia della morte, che si è legata al peccato (2 Cor 5,21). Gesù Cristo, che era senza peccato, ha reso giustizia della morte mediante la propria morte.
La giustizia soltanto con amore, come essa viene rivelata nella nella morte e risurrezione di Gesù Cristo, è la virtù che deve essere seguita dall’uomo. Senza amore giustizia diventa disumana, contestata da Cristo: “Occhio per occhio e dente per dente” (Mt 5,38). Lui stesso sottolinea, che la giustizia esige il perdono: “La giustizia, propriamente intesa, costituisce, per così dire, lo scopo del perdono, e neanche la misericordia come sua fonte, significano indulgenza verso il male, verso lo scandalo, verso il torto o l’oltraggio arrecato. In ogni caso, la riparazione del male e dello scandalo, il risarcimento del torto, la soddisfazione dell’oltraggio sono condizione del perdono” (DM 14). Secondo Giovanni Paolo II la giustizia è sempre legata alla misericordia. La divina misericordia riempie la giustizia con nuovo contenuto del perdono, che mette in una nuova luce il principio di compensazione, che caratterizza la giustizia nel senso giuridico. Dall’altra parte compiere le condizioni della giustizia – perdono, conversione – aiuta a svelare vero volto della misericordia.

4. Il più grande attributo di Dio

Nell’esperienza mistica di Suor Faustina Kowalska, descritta nel suo Diario troviamo spesso espressione che la “divina misericordia è il più grande attributo di Dio” (D 301). Sua esperienza di Dio tutta è centrata su questo attributo di Dio. Da essa viene la sua missione di proclamare al mondo, che Dio è misericordioso. Durante la beatificazione di Suor Faustina (Roma 1993) e la canonizzazione (Roma 2000) il Santo Padre l’ha chiamata “il dono di Dio al mondo” dato per l’umanità per ricordare, che la misericrodia di Dio è segno della speranza per il mondo tormentato dal male. Vale la pena ricordare l’esperienza mistica di Suor Faustina e il messaggio di Gesù Misericordioso, valutato dal Papa per comprendere meglio l’attributo della misericordia e il rapporto alla giustizia di Dio.
Suor Faustina, Helena Kowalska nacque il 25 agosto 1905 a Głogowiec, parrocchia Świnice Warckie, Polonia centrale. Era una dai dieci fogli di Marianna e Stanislao Kowalski. I genitori, semplici contadini le hanno data la fede viva e profonda, la fedeltà ai commandamenti di Dio e la costanza nel lavoro. Suor Faustina frequentò scuola elementare per soli tre anni. Lavorò come domestica dalla gente ricca ad Aleksandrów e Łódź (1921-1924).
In luglio 1924 Helena sotto l’ispirazione di Dio decise di entrare al convento a Varsavia. Lavorò ancora un anno per guadagnare il corredo. Entrò al convento delle Suore della Madre della Divina Misericordia il 1 agosto 1925. Nella vita religiosa ha svolto diversi mestieri. Lavorò nel panificio, era cuoca, giardiniera e guardiana a Varsavia, Płock, Vilna e Cracovia. I semplici servizi compieva con amore per il Signore. A Vilna si ammalò di polmonite. E morta dopo lunghe sofferenze il 5 ottobre 1938 a Cracovia. Fu beatificata da Giovanni Paolo II nel 1993 a Roma e canonizzata nel 2000.
Suor Faustina Kowalska ha descritto la sua vita interiore nel Diario – capolavoro della letteratura mistica in Polonia, paragonato con le opere di Santa Caterina da Siena e Santa Margherita Maria Alacoque. Santa Faustina ha vissuto la profonda esperienza di Dio. Attraverso la notte oscura della fede è arrivata all’unione mistica con Dio. Ha ricevuto pure le grazie speciali come stigmate spirituali, dono di riconoscere le anime peccatrici e di vedere le anime nel purgatorio, le visioni di Gesù Misericordioso e dei Santi. Nell’unione con Gesù crocifisso e risorto Suor Faustina ha scoperto il più grande mistero di Dio, cio’è della Divina Misericordia. Ha ricevuto da Dio la missione di proclamare al mondo la verità della misericordia. Pure ha lasciato le nuove forme della devozione alla Divina Misericordia: la Festa della Divina Misericordia (prima domenica dopo Pasqua), l’immagine di Gesù Misericordioso, la Novena alla Divina Misericordia e la Coroncina alla Divina Misericordia.
Meditando la storia della salvezza e specialmente le sofferenze, la morte e la risurrezione di Cristo, Suor Faustina ha scoperto la misericrodia di Dio che descriveva come “amore infinto”, “bonta inesauribile”, “fonte dell’amore infinito”: “La mia misericordia è così grande, che nessun’intelletto, ne di uomo, ne di angelo può approfondirla durante tutta l’umanità. Tutto che esce da me, esce da mia misericordia. Ogni anima contemplerà il mio amore e la mia misericordia” (D 699). La misericordia come “più grande attributo di Dio” (D 522) esce dalla Trinità Santissima. Essa è dono del Padre (D 1142), rivelato in Cristo, il quale è “Misericordia Incarnata” (D 1745) e riconosciuto grazie all’azione dello Spirito Santo (D 1411). La misericordia si rivela specialmente di fronte al peccato. Essa è come “oceano inesauribile”. Lava tutti i peccati del peccatore, che si rivolge con fiducia a Dio.
Suor Faustina nelle parole semplici e pieni dell’esperienza vissuta, come Santa Caterina da Siena, invita tutti uomini di avvicinarsi alla misericordia di Dio. La miericordia precede la giustizia di Dio: “O Dio incomprensibile. Come grande è la Tua misericordia, essa sovrapassa tutti i concetti dell’ uomo e dell’angelo; tutti Angeli sono nati da Tua misericordia. La misericordia è come il fiore dell’amore, Dio è carità e la misericordia è il Suo agire; nasce nell’amore e si esprime nella misericordia. Tutto che gaurdo mi dice della Sua misericordia, anche la giustizia di Dio parla della Sua misericordia infinita, poichè la giustizia scaturisce dall’amore” (D 651). La misericordia non elimina la giustizia, ma la completa.

Giovanni Paolo II, mostrando al mondo Dio, Padre della misericordia, è convinto che nella Divina Misericordia uomo del terzo millennio può ritrovare la vicinanza di Dio e il senso della sua vita. Ricevendo la misericordia da Dio e compiendo la misericordia verso il prossimo, lui riconosce la vera dignità della persona umana. Santo Padre sottolinea, che nella Divina Misericordia, attributo più grande di Dio, si comprende altri attributi, specialmente quello della giustizia. L’esperienza di Santa Suor Faustina Kowalska ha incoraggiato il Pontefice, come Santa Caterina da Siena i Papi dei suoi tempi, di affidare tutto il mondo alla Divina Misericordia.

Streszczenie

Temat Miłosierdzia Bożego i Bożej sprawiedliwości zajmuje ważne miejsce w nauczaniu Jana Pawła II zawartym w jego encyklice Dives in misericordia. Wychodząc od biblijnej refleksji nad miłosierdziem Boga objawianym w Starym Testamencie z całym bogactwem terminów (hebr. hesed, ahab, rahamim), Papież podkreśla, iż miłosierdzie zostało w pełni objawione w śmierci i Zmartwychwstaniu Chrystusa. Zrozumienie tajemnicy Miłosierdzia Bożego, będącej ukazaniem tajemnicy miłości Boga wobec człowieka, jest kluczem do pojęcia innych przymiotów Boga, szczególnie sprawiedliwości. Rodzi się ona z miłości Boga i realizuje się w miłości przynosząc owoce zbawienia. Misterium paschalne, będąc aktualizacją Miłosierdzia Bożego, jest jednocześnie usprawiedliwieniem człowieka, wynagrodzeniem za jego grzechy. Tak rozumiana sprawiedliwość Boga, różni się od sprawiedliwości pojmowanej prawnie, w której każdy powinien otrzymać to, co mu się należy – za zło odpowiednią karę, za dobro nagrodę. Warunkiem otrzymania usprawiedliwienia od Boga jest postawa przebaczenia i nawrócenia.
Kontekstem dla refleksji teologicznej na temat relacji miłosierdzia do sprawiedliwości jest doświadczenie Boga opisane przez św. Siostrę Faustynę Kowalską w jej Dzienniczku. Jan Paweł II w ostatnich latach często odwołuje się do tego doświadczenia, by przybliżyć człowiekowi trzeciego tysiąclecia tajemnicę Boga sprawiedliwego, który jest miłosierdziem.

Ks. Jan Machniak, PAT Kraków

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